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Visualizzazione dei post da settembre, 2020

"I would prefer not to"

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  Bartleby lo scrivano: una storia di Wall Street (titolo originale Bartleby the Scrivener: A Story of Wall Street ) è un racconto di Herman Melville. Lo scritto fu pubblicato all'inizio anonimamente, in due parti, sulla rivista Putnam's Magazine a novembre e dicembre 1853, e fu poi incluso nella raccolta The Piazza Tales nel 1856 con modeste variazioni testuali.  A quanto pare l'opera fu ispirata a Melville dalla lettura di Emerson, tanto che sono stati trovati dei paralleli con il saggio di Emerson Il trascendentalista . In principio Bartleby esegue diligentemente il lavoro di copista ma si  rifiuta di svolgere altri compiti, sconcertando il suo principale con la  risposta "preferirei di no" (nell'originale, "I would prefer not to".  Poi smette di lavorare del tutto, fornendo come unica spiegazione la  medesima frase.  Il principale, combattuto tra la pietà e l'esasperazione, scopre che  Bartleby non ha casa né amici e abita nello studio. Non

Le prime scritture autobiografiche di immigrati in Italia.

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA TESI DI LAUREA SPECIALISTICA IN LETTERATURA E FILOLOGIA MEDIEVALE E MODERNA Anno Accademico 2010/2011   il candidato Dario Brunello "Le prime scritture autobiografiche di immigrati in Italia. I racconti di Salah Methnani, Pap Khouma e Shirin Ramzanali Fazel" . Relatore: Prof. Adone Brandalise   (stralcio dalla parte introduttiva) A partire dagli anni settanta il nostro Paese è diventato meta di crescenti flussi migratori provenienti da aree disparate del pianeta: Nord Africa, Africa Sub-sahariana e Orientale, Europa dell’Est (ex Jugoslavia, Albania, Romania), Cina, Filippine, Asia Meridionale, America latina, Mediterraneo Orientale e altre terre ancora. Nel 2009 il numero di stranieri residenti regolari si aggirava secondo l’Istat a 3.900.000, mentre secondo una stima del 2010 da parte dell’OCSE gli irregolari sarebbero fino a 750.000. Spinti dal bisogno di migliorare le proprie prospettive di vita, i nuovi arrivati si trovavano in condizioni

Bari, Agosto 1991

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  I fratelli albanesi e i cugini vucumprà   Chora, dal Timeo platonico fino a Derrida, è parola di difficile traduzione oltre che di aspra concettualizzazione. Luogo, posto, ricettacolo e nello stesso tempo non luogo. Più che “è” sta per “può”, “può essere”? Traduzione possibile “che non esaurisce la questione. Infatti: che cosa ha possibilità? Chi può?” – si chiede Peppe Barresi in un libro collectaneo dedicato appunto a Jacques Derrida e ai “Luoghi dell’indecidibile”. A qualcuno ricorderà forse l’obamiano-veltroniano “Yes, we can”, ma poco gli somiglia. In altri passi vengono citati quell’incoraggiamento, affettuoso e problematico, indirizzatogli da Jean Hyppolite “non vedo dove lei vada”. Ricorda Derrida “di avergli pressappoco risposto così: se io vedessi chiaramente, e in anticipo, dove vado, credo di sicuro che non farei mai un passo in più per recarmici. (…) A che pro andare dove si sa che si va e dove si sa destinati ad arrivare”. Più avanti, nello stesso libro – edito da Rub

Un progetto su i "vuoti a perdere"

  Piccolo saggio sulla gracilità mentale e gli stati demenziali Massimo Cacciari e forse pure Papa Francesco da lungo tempo ci invitano a metter fine al moderatismo, vecchio retaggio tutto democristiano, poco compatibile coi tempi di Coronavirus e con un necessario e radicale cambio di politiche. E perché  non in una prospettiva cristiana e meridionalista? Perché mai il Sud non dovrebbe pensare a un grande progetto di recupero (e rilancio) dello spopolamento e dei paesi abbandonati? Ossia il 42,1 % del totale dei comuni del nostro Paese (Piemonte con 539 comuni disagiati, i 370 della Campania, i 354 della Calabria e i 301 della Sicilia). Perché non mettere intorno a un tavolo – con Beppe Provenzano - Gianfranco Viesti, Tomaso Montanari, Vito Teti, Tonino Perna e magari pure Tito Boeri e Fabrizio Barca, chiedendo loro di verificarne la fattibilità e di procedere a un timing di programmazione? Insomma una task-force in più, e questa volta molto ma molto sensata. che prenda il t

Avete detto rimpasto?

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 "Escludo lo scenario che preveda una sconfitta in Toscana ma, ovviamente, ci sarà una conseguenza politica se perdiamo quasi tutte le Regioni. Questo non comporta che debba cadere il governo".  Lo dice Goffredo Bettini, grande vecchio del Partito Democratico, ospite a In Onda' su La7.  "Che sulle alleanze ognuno faccia come gli pare non va bene. Tutti dicono, M5S e Renzi compresi, che questo governo deve durare. Allora, se deve durare, occorre che si cambi registro. Dobbiamo avere una reale alleanza politica, con la stessa missione". così non va bene Bene, questo governo, questo ritocco si può fare anche da solo, automaticamente, senza consultazione su Rousseau e senza ulteriori negoziati, praticando la massima discontinuità col governo giallo-verde.  E dunque: monocolore del M5S . Ovviamente fermando il tempo. Tesaurizzando una scansione temporale, quella del 2015, dove tra PD e il M5S, il tasso di odio era contenuto. Son passati cinque anni ma sembra una vita

Sulla paranoia del Movimento 5 Leghe

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  Il PD: il nostro miglior nemico “Di cosa stiamo parlando?” è una interrogativa retorica oggi molto diffusa. Di fatto è una frase esclamativa il più delle volte conclusiva, hysteron proteron dove l'ordine delle parole è inverso rispetto all'ordine naturale delle azioni. Muovendo dalla fine, e dunque anticipando l’assunto di base di questo intervento, diremo che è impossibile capire qualcosa di ciò che sta succedendo in Italia senza consultare il DSM 5 (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders). Il Movimento 5 Stelle è il primo partito, con un’ampia rappresentanza sia alla Camera che al Senato. I numeri - considerando i cambi di casacca e le espulsioni – non sono materia certa. Il M5S ha governato – diciamo così “in via sperimentale”, oltre che   naif, prima con la Lega e poi con uno schieramento di centrosinistra, sempre con lo stesso coach . Cosa che ha posto a lungo, e ancora pone, la questione della continuità / discontinuità da un Conte all’altro. Vale a

Attualità della psicopolitica.
Da De Marchi a Recalcati

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  tra Luigi De Marchi e Massimo Recalcati Attualità della psicopolitica   Come al solito Luigi De Marchi ci viene incontro delineando una “distorsione paranoicale” che ha inquinato sempre più gravemente la percezione della realtà negli ambienti politici in genere e della destra in particolare, come un tempo nell’Est totalitario e ancora oggi in Turchia, Polonia, Ungheria e Bielorussia. Altro che democrazia diretta! Illusorio credere che sarebbe bastata una piattaforma telematica controllata da piccolissimi numeri contro la degenerazione gregaristica, i condizionamenti educativi, propagandistici e polizieschi, le fantasie infantili di onnipotenza.   Wilhelm Reich per decenni aveva osservato, dapprima ingenuamente, in seguito con stupore e infine con orrore, che cosa il Piccolo Uomo della strada 'commette contro se stesso'; come soffre e si ribella, come stima i nemici e uccide gli amici; come, ogni qual volta riesce a ottenere il potere in qualità di "rappresentante

Pensare è dire no

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  Penser c'est dire non . Alain (Émile-Auguste Chartier) Si tratta di un no che non entra nel merito della questione  referendaria ma di un no alla barbarie nella quale siamo precipitati  con noncuranza, grazie al Movimento 5 Leghe.  E' un no a Di Maio,  Crimi, Di Battista, Giarrusso, Lezzi, Buffagni, Sibilia, Ciarambino, etc.  un manipolo di piccoli opportunisti, narcisi e qualunquisti, che  ignorano pure la storia del movimento fondato da Grillo e  Casaleggio, che invece è stata per molto tempo una macchina  desiderante e di speranza per tutta la sinistra e che – a furia di  giocare col né di destra né di sinistra – ha perso per  strada quell’idea di argine da sempre evocata da Grillo contro il  razzismo e il fascismo. E' un no alla paranoia e alla fabbrica di  pettegolezzi: "i taxi del mare", "il partito di Bibbiano", "i Benetton".  Non  si tratta di semplici forcaioli ma di aver alimentato - spesso a borse  aperte - le peggiori dicerie. E f