Sulla paranoia del Movimento 5 Leghe
Il PD: il nostro miglior nemico
“Di cosa stiamo parlando?” è una interrogativa retorica oggi
molto diffusa. Di fatto è una frase esclamativa il più delle volte conclusiva, hysteron proteron dove l'ordine delle
parole è inverso rispetto all'ordine naturale delle azioni. Muovendo dalla
fine, e dunque anticipando l’assunto di base di questo intervento, diremo che è
impossibile capire qualcosa di ciò che sta succedendo in Italia senza consultare
il DSM 5 (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders). Il Movimento
5 Stelle è il primo partito, con un’ampia rappresentanza sia alla Camera che al
Senato. I numeri - considerando i cambi di casacca e le espulsioni – non sono
materia certa. Il M5S ha governato – diciamo così “in via sperimentale”, oltre
che naif, prima con la Lega e poi con
uno schieramento di centrosinistra, sempre con lo stesso coach. Cosa che ha posto a lungo, e ancora pone, la questione della
continuità / discontinuità da un Conte all’altro. Vale a dire dallo stesso allo
stesso. Una continuità che ovviamente è garantita proprio da Di Mio e dal
Movimento 5 Leghe, non certo da Conte che ha dato ripetutamente prova di una
certa elasticità mentale, di severità, di una certa adattabilità.
Per i Greci,
tra feme e seme, tra rumore e significato
c’era un nesso indissolubile; essi avevano eretto a Pheme – rinomanza e rumore –
un santuario, in cui risuonava un missaggio di parole misteriose e confuse, il
più delle volte appena bisbigliate: Vox populi, vox dei.
Vale a dire il povero Rousseau, che sicuramente sta facendo da troppo tempo il
Girmi in una tomba telematica. Chi scrive al contrario non è da situare in una
discendenza heideggeriana che crede invece che il mondo abbia perso la propria
autenticità, disciolta nei rumori. Siamo gente pratica ma da qui a praticare
una elegia dell'infondato, ce ne
corre. Potremmo forse spiegare in altro modo “le resistenze” – per usare un
eufemismo - di natura isterica nei confronti dei 37 miliardi del Mes che hanno
"una condizionalità" (strana parola che tutti hanno preso a
utilizzare forse perché sembra più scientifica di “condizione”) inferiore ai
prestiti del Recovery Fund, e che arriveranno in autunno, molto prima delle
altre misure comunitarie?
Epidemiologia
delle credenze
Impossibile
spiegare tutto ciò senza ricorrere a Ovidio e a Pheme, la dea della Fama, che abita in
una casa tutta di bronzo (e dunque sonora), posta sulla cima di un monte con
porte e finestre sempre aperte, affollata da un volgo sciocco tutto intento a
ripetere le ciance dei “portavoce”. Senza ricorrere alla sapienza di Sergio
Benvenuto o a quella del compianto Paolo Fabbri.
I rumori trasportano atmosfere, insiemi di piccole sensazioni
e di dettagli apparentemente insignificanti, e soprattutto emozioni. Mettono in
circolazione spaventi antichi (la Grecia, la Troika, lo stesso MES) e nuovi che
formano la cornice passionale (lo stimmung,
avrebbe detto Simmel) del panorama interattivo e suscitano un gioco di
attrazioni e repulsioni per far credere, spesso, l’incredibile.
Anche la scoperta dell’AIDS fu accompagnata da uno sciame di
rumori: incidenti di laboratorio, intenzionale utilizzazione da parte della
CIA, voci che i propalatori di quest’ultimo rumore sarebbero spie, travestite
da scienziati dell’Est europeo, ecc. (Mirko. D. Gremek, Histoire du sida, Payot, 1989).
Figuriamoci ora che siamo alla mercé di Trump, tra idrossiclorochina, raggi
ultravioletti e vane accelerazioni sui tempi di un vaccino, nonostante i
180.000 morti e i 5,8 milioni di contagi nei soli USA, del prorettore (ché al
titolo tiene molto) Zangrillo alle prese con un virus "clinicamente morto",
perlomeno quello di Briatore, dei sovranisti e fascio-negazionisti che
oltretutto si lamentano tutto il giorno di una presunta dittatura sanitaria. Meno
male che sono venuti loro a rafforzare le fila dei veri democratici italiani.
Alla fine scopriremo che il focolaio non era al Billionaire ma sulla carretta
comprata da un gruppo di tunisini con barboncino al seguito.
Al M5Leghe manca completamente un’idea non solo di empatia ma
di controcampo e di negoziato. Averli come alleati di governo deve essere
snervante, praticamente impossibile. Il loro massimalismo è riconducibile alla
presenza/assenza nel programma di governo. Il loro ovviamente, certo non quello
degli sventurati che possano far parte di una alleanza.
Alain e la vecchia storia del
né destra né sinistra
Si parta dall’assunto
di base: “non siamo né di destra né di sinistra”. Solitamente il posizionamento,
il luogo da cui si parla, nella collocazione virtuale del marketing è comparativo,
confronto critico di brand, qui è solipsistico, narcisistico: “siamo post”,
post-politici, post-ideologici, uomini nuovi, basta con gli schemi arcaici! Un non-posizionamento
ubiquitario e illusorio. Nemmeno suggerito da uno scenario post-Lega. Nessun
distinguo insomma: ci siamo anche noi, “me too”, è “anche” grazie a noi se c’è la confisca immediata delle navi Ong (“che violano le
nostre leggi speculando sulla pelle dei migranti” è nel Decreto insicurezza grazie al MoVimento 5
Stelle! E grazie a Di Maio e a Anna Macina, capogruppo degli Affari
Costituzionali e Devis Dori, capogruppo commissione Giustizia. E non
si tratta di un “me too” di origine femminista. Al contrario, la portavoce Vittoria
Baldino non crede alla “deriva sessista” di Salvini, nonostante tutte le
volgarità espresse e l’odio online fomentato contro Laura Boldrini, Carola
Rackete, Lucia Azzolina, Angela Azzaro, etc. Le altre donne del Movimento non
sembrano brillare per sensibilità o per provare a contrastare il martirio
dell'intelligenza a cui sono sottoposte quotidianamente. Schierate anche loro -
coi loro capetti - sulla posizione cazzuta del “niente alleanze” già registrata
in Emilia e in Calabria e prossimamente sugli schermi di Toscana e Puglie, nel
regno delle madri onnipotenti alle prese col taglio del fapipì, con la castrazione degli emolumenti o indifferentemente del
numero dei parlamentari, sono alle prese con “i borghi in movimento” vale a
dire col gioco di società preferito dalla sottosegretaria alla cultura che
ovviamente non comprende l'esperienza di Riace. Invece di stringersi intorno a Becky
Moses, bruciata viva a 26 anni nella baraccopoli di San Ferdinando, pochi
giorni dopo il diniego alla richiesta d’asilo a Riace che si deve al Ministro
Salvini.
Nessuna
fiatò per l'arrivo di Fontana (quello dei feti di plastica come simpatico
gadget distribuito a Verona) e di Locatelli (quella contro i
"bivacchi" di mendicanti e clochard a Como, quella che doveva
rimuovere la foto di Mattarella dagli uffici pubblici). Due veri fuori classe.
Quella “post-ideologica” del né di destra né di sinistra è una
storia antica, molto conosciuta in Francia dove i testi di Alain per
fortuna sono molto frequentati:
« Quand on me
demande si la division entre partis de droite et de gauche, entre gens de
gauche ou de droite, a encore une quelconque signification, la première chose
qui me vient à l’esprit est que quiconque pose la question n’est certainement
pas de la gauche ». Quello di Alain è una sorta di esercizio del
pensiero, un modo per addestrare il pensiero e infine esercitare il dubbio. Tutti
ingredienti sconosciuti al M5S e alla destra ultra-reazionaria. Una filosofia
che per sua natura è pratica, con la quale Alain, a partire dagli anni ‘20, istituì
il genere letterario de i "Propos”.
Non a caso i Propos, compreso quello su “né di
destra, né di sinistra”, sono ben presenti a Donald Sassoon, massimo studioso
di storia europea comparata, in un paio di circostanze intervistato lo scorso
anno da la 7. Autore – tra l’altro - di testi fondamentali come Looking Left e Quo vadis Europa?
(Cfr. Massimiliano
Marianelli, Il primato delle passioni. Alain interprete di Descartes,
Mimesis, 2012; e Sergio Solmi, studioso di
Alain e traduttore di una silloge di 101 Propos, che definisce
"intraducibile" questo termine e si accontenta di renderlo con
"ragionamenti": Alain, Cento e un ragionamenti, a cura di
S. Solmi, Einaudi, 1975).
Quando
invece « il existe bien une droite et une gauche ». L’adesione
a molte grandi idee, rispetto dell’uomo, fratellanza, uguaglianza o più
precisamente il sostegno ai migranti, l’anticolonialismo o anche il futuro del
pianeta, l’ecologia, il rispetto e la compassione per gli animali sono concetti
ben orientati – come si direbbe in topologia – hanno una direzione e un verso
(salvo forse il nastro di Moebius). In geometria hanno un’estensione, grandezza
e potenza. Giscard obiettò un giorno a Mitterrand « qu’il n’avait pas le
monopôle du cœur ». Vero. Ma ciò che fa la differenza tra una politica di
destra e una di sinistra è nel “curseur pour faire vivre « ces grandes idées »
dans la vie de tous les jours ». Così, quella del M5Leghe, si rivela una forma perversa di cinismo e
qualunquismo, senza cuore. Ben
rappresentate dallo snobismo di Di Battista: “L’accoglienza oggi non è
un valore. Il dibattito sulle ong mi annoia e annoierà presto gli italiani”.
Aldo Giannuli, a
partire dal 2012, nel tracciare un profilo e un tentativo di analisi della
composizione del M5S, avanzò un "contigui alla sinistra". Scrive lo
storico: “c’è anche una minoranza molto rilevante di persone provenienti da
esperienze come la Sinistra Arcobaleno, l’Idv, il Popolo Viola, i movimenti no
Global, lo stesso Pd e che, quindi, hanno una estrazione di sinistra”. Ma non è
più così e dopo l'epoca Salvini/Di Maio, morto Rodotà e persi per strada i beni
pubblici e con quelli i frati comboniani e Padre Zanotelli, fa molta
impressione ascoltare la canzoncina del gas di chi ancora oggi continua a
supporre una post-politica, priva di storia. Persino di quella, molto breve,
dello stesso movimento. Più dei rilievi d’incostituzionalità espressi dal
Presidente Mattarella, avrebbero già dovuto agire quelli dei frati comboniani,
che ripetutamente hanno implorato gli psicopatici portavoce del M5S di non
approvare il cosiddetto "sicurezza bis". Un testo, denunciano i missionari,
“che per noi è immorale, va contro i principi della nostra Costituzione ed è
con grande evidenza contrario alle leggi internazionali che impongono di
salvare la vita di chi in mare è in pericolo di morte. Vi chiediamo quindi di
non votarlo”. Secondo i comboniani, “la conseguenza della sua approvazione sarà
che tante persone, innocenti e inermi naufraghi nel Mediterraneo, moriranno
invece di essere salvate". Non risulta che qualcuno dei post-leghisti si
sia preso la briga di rispondere.
Diceva Eugène Minkowski, come l’orizzonte o l’avvenire,
l’idea stessa di solidarietà è spazio-temporale. Quando diciamo che una cosa è
davanti a noi, questo “davanti” è una semplice convenzione o vi è in esso
qualcosa di assoluto, cioè un avanti reale e irreversibile, una prospettiva
verso la quale tutti siamo pronti a slanciarci?
Avete detto rimpasto?
Certo risulteranno preoccupazioni da alchimisti governativi,
da bartender che stanno provando a trasformare un cocktail improbabile col M5S
in un long drink. Procediamo con un goccio di angostura e con Gino Strada
Ministro della difesa. Non che Lorenzo Guerini ci abbia fatto qualcosa! E’ che
all’epoca delle Quirinarie, Gino Strada (richiesto di indicare un suo
coinvolgimento in un governo virtuale) disse senza alcuna esitazione: alla
Difesa, come dire, io sono contro le guerre, contro qualsiasi guerra. Più
tardi, come si dice – ex post e pour
cause, ci gelò con quell’implacabile 50 e 50% di coglioneria e di fascismo.
Riferito ovviamente ai M5S.
Il ragionamento è il seguente: ci siamo rotti i cabbasisi
dei vostri pretesti - questi sì - ideologici, del vostro massimalismo, del
vostro essere reazionari e forcaioli, dei vostri totem. Il MES, il taglio dei
parlamentari, i Benetton. Si è capito benissimo che non volete sentire parlare
di migranti, profughi e poveri cristi, di Sprar, accoglienza, diritti civili,
ius soli, ius culturae (ma – come ebbe a proporre Paolo Natale già nel 2017 - perché
non chiamarlo "ius Balotelli"? così almeno si capisce di cosa stiamo
parlando: “Io sono nato in Italia, cresciuto in Italia e mai stato in Africa,
purtroppo. È brutto avere la cittadinanza solo a 18 anni, da giovane per me
sono stati gli anni più difficili”).
Ai signori dei ”345 poltrone in meno” (un taglio con le
cesoie senza un ridisegno del bicameralismo) occorrerebbe ricordare un
pensierino di Bertolt Brecht:
“Segavano i rami sui quali erano seduti e si scambiavano a
gran voce la loro esperienza di come segare più in fretta, e precipitarono con
uno schianto, e quelli che li videro scossero la testa segando e continuarono a
segare.“
Ciò nondimeno si sta offrendo loro un’occasione irripetibile
per terminare onorevolmente la legislatura, forse pure imparando a ragionare e comunque
imparando qualcosa. Non può trattarsi di un semplice avvicendamento, di una
mera sostituzione (via la Lega, dentro il PD). Questa era la questione degli
inizi, quella della discontinuità, ancora non risolta. Si tratta di pensare a
un altro programma di governo. A partire da una prospettiva meridionalista in
cui i paesi abbandonati e i vuoti a perdere vengono recuperati e valorizzati,
"riacizzati". Fanculo Meloni e Salvini, occorre sfidarli. Occorre
un'altra etica, un'altra logica, un'altra lingua che faccia recuperare
all'Italia il tempo perduto. E gli altri ministri, anche se non confortati
dall’esito delle Quirinarie?
E' presto detto, sono parte integrante del programma di
lavoro. Ipotizziamo, fantastichiamo sul segmento degli ottimati: Erri De Luca con
delega alla rotta balcanica e ai problemi con la Slovenia, Claudio Magris alla
cultura e ai rapporti con Visegrad e i cosiddetti paesi frugali. Di Gino Strada
abbiamo già detto, alla difesa e alla sanità
da campo (con particolare riferimento al Mezzogiorno), Jean-Luc Nancy (il grande
filosofo trapiantato di cuore) ministro dello sport e delle politiche sociali,
Franco Farinelli alla geografia e alla geopolitica, per Salvatore Settis la
delega ai beni comuni, con vice-ministro Alex Zanotelli. Gregorio de Falco, tra
i pochi in grado di dosare e tesaurizzare l’ottima invenzione delle navi
quarantena, viceministro degli interni. O forse continuate a pensare che la
competenza e l’esperienza siano optional?
Insomma, è giunto il momento in cui venire allo scoperto: o
vi prendete la responsabilità di fare un governo coi vostri compagni di merende
(Salvini e Meloni, sempre che Mattarella ve lo consenta) o approfittate di
questa unica e generosissima occasione per ricollegarvi culturalmente,
simbolicamente, a un'epoca, degli esordi e ora per voi lontanissima, anticonformista,
progressista e comunque volta al cambiamento, in cui combattevate per l'acqua
pubblica, per l'ambiente, le energie alternative, contro il consumo di suolo e
le inutili opere faraoniche, etc. Insomma, si tratta di fare un governo non
diciamo coeso ma che arrivi degnamente a fine legislatura. Un governo
interamente, virtualmente, cinquestelle, che muova dall'attuale compagine, con
l'innesto delle vostre (ma erano anche nostre) Quirinarie. Si tratterebbe di un gesto di grande
altruismo, di dispendio estremo, insomma di un potlatch (il cerimoniale
descritto da Franz Boas e soprattutto da Marcel Mauss, nel saggio sull'economia
del dono, sulla logica del dilapidare). Niente negoziati sulle poltrone, niente
capricci del PD, Sel e tantomeno di Italia Viva. Volevate un governo
cinquestelle? Eccolo. Ha una funzione precipuamente educativa: ricondurvi alle
vostre origini, alla vostra storia. Sappiamo benissimo che non vi frega niente
di Zagrebelsky e tantomeno di Di Matteo, Cantone, Bersani e Gabanelli. In
sintesi i risultati delle Quirinarie. Molto scoperto il gioco di spingervi in
un'epoca, quella del 2015, dove tra le due principali formazioni c'era una
discreta dialettica, competizione senza (molto) odio, capitale umano condiviso
e condivisibile. E' un gesto sinceramente sperimentale. Stiamo a vedere cosa
succede. L'idea è che Renzi, e suo malgrado Zingaretti, così come ci hanno infilato
in tale trappola, ora se ne tirano fuori e soprattutto ce ne tirano fuori.
La pazienza di Giannuli
Aldo Giannuli ne scriveva a chiare lettere ad agosto del
2012: "anche la Lega aveva iniziato con il ritornello del “né di destra né
di sinistra”, ma la sua base di elettori e iscritti era composta da lavoratori
autonomi della grande provincia lombarda e veneta, da sempre elettori della Dc
o di partiti di destra e la collocazione successiva della Lega è stata
stabilmente a destra, nonostante qualche infedeltà a Berlusconi (come nel
1994). Ed anche i Verdi si dichiaravano estranei a quel tipo di
concettualizzazione “arcaica”, ma dopo trovarono una base di ex militanti ed
elettori radicali e della sinistra estrema e si sono collocati sempre in
alleanze di centro sinistra".
Ancora nel 2012 c’è l’orgogliosa consapevolezza
dell’argine contro alba dorata: “Se non ci fosse il Movimento 5 Stelle qui
arriverebbero gli eversivi veri. Noi abbiamo riempito un vuoto. Negli altri
Stati ci sono le albe dorate, ci sono i nazisti” (Cosimo Caridi | 17 Novembre
2012), come pure Martedì 9 aprile 2013 M5S: “Grillo, noi argine democratico
contro razzismo e fascismo”. ”Molti nostri avversari non capiscono che il
Movimento 5 Stelle è un argine democratico contro questi gruppi” fascisti
e razzisti, che ”se non ci fossimo noi avrebbero senz'altro più spazio”. E
in altro post: ”con la crisi le ideologie
son pronte per tornare. Anche il nazismo e il fascismo non scompaiono mai.
Io ne sento l’odore da lontano ed è questo il momento del loro grande ritorno.
Quando ci sono pesanti crisi economiche e politiche, la gente rispolvera le
parole d’ordine più facili e comprensibili, è sempre stato così. Oggi se uno
dice ‘basta con gli immigrati’ ha un seguito immediato. In Francia c’è Le Pen,
la destra razzista avanza in Finlandia e non parliamo dell’Ungheria, dove al
governo c’è la destra conservatrice e la destra estrema alle ultime elezioni è
diventata il terzo partito proponendo leggi contro gli ebrei”. ”Stanno nascendo
in Europa delle destre violentissime che fanno leva sui sentimenti e sui luoghi
comuni più irrazionali: l’immigrato che arriva e ti ruba il posto di lavoro
oppure il pane è nostro e ce lo dividiamo tra noi’. La gente esasperata pensa
così. […] Non bisogna lasciare possibili spiragli a queste forze” (Beppe
Grillo, 9 aprile 2013)
Purtroppo è un atteggiamento ondivago e tali prese di posizione si alte
"Noi lavoriamo, continuiamo a lavorare e lo rnano alle semplificazioni dello stesso Grillo. Producendo un
clamoroso passo indietro teorico.
La questione si complica definitivamente col dopo Salvini, con l’emulazione trash del capo-politico Di Maio.dimostrano i fatti” (meglio tacere sulla retorica dei fatti). “Non appena il Parlamento approverà il Decreto, ogni nave che forzerà le nostre acque alimentando il traffico degli scafisti verrà dunque confiscata immediatamente e in via definitiva (non solo sequestrata per qualche giorno) e sarà data in dotazione alle nostre Forze dell’ordine, in particolare alla Capitaneria di porto. In questo modo quelle Ong, che ogni giorno provocano l’Italia per finire sui giornali insieme ai loro amici del Pd, non potranno più tornare in mare a prendersi gioco del nostro Paese." (...)
Confischiamo, confischiamo, affondiamo, affondiamo: sembrano Salvini e Meloni messi assieme e moltiplicati per 3,14. Chi glielo doveva dire al PD che si stavano accingendo a fare un governo con l’estrema destra?
07/09/2020
(E' un po' lungo, me ne scuso)
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