Elogio delle ammorsature

 

ELOGIO DELLE AMMORSATURE

(Omaggio a Piero Calamandrei)

 

Esploriamo qualche dizionario … ammortamento, ammortare, e poi ammorzare, comp. parasintetico di morto, il fuoco è morto, spegnere, ammortire, quasi sicuramente reviviscenza di voci derivate dal francese amortir. Paronomastico di: amorcer, amorce (pêche,  “produit jeté dans l’eau pour amorcer le poisson”) e amortissable, amortissement; tornando all’italiano: ammortare (estinguere entro un certo periodo di tempo), ammortizzare, ammortizzamento, ammortizzatore (dispositivo per attutire urti e vibrazioni). Un po’ prima… ammorsatura, ammortare, cfr. morsa, morso, morsicatura, morsura, morsetto, morsettiera, morsicare…

L’hanno scritto in tre – Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli – su un’isola dove erano confinati. È il manifesto di Ventotene, il progetto di un’Europa possibile e necessaria. Ripetiamo (solo per Giorgia Meloni): Europa possibile e necessaria.

Era l’estate del ’41, molto preoccupante, per l’Italia, l’Europa, il mondo. E’ un passo che può aiutarci ad affrontare i tempi orribili nei quali siamo entrati.

E’ possibile decostruire il Manifesto di Ventotene? E’ la domanda che Emilio Sergio, purtroppo scomparso prematuramente, forse si sarebbe posto nel volume collettaneo “Luoghi dell’indecidibile”, pubblicato per i tipi di Rubbettino nel 2012, a proposito del pensiero di Jacques Derrida. Nel rispondere a questa domanda, scrive Emilio, “non si può radicalizzare oltre un certo limite il mito dell’origine, la mitografia di un presunto nucleo “virginale” e originario, il più puro e integro che ci sia”.

Rileggiamo i primi articoli della nostra costituzione e fermiamoci sull’11 (quante volte l’avremo sentito?): “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

È il ripudio dell’ottuso sovranismo per una prospettiva più ampia, di kantiana memoria, la sola che può dare speranza. D’altronde, come diceva Carlo Smuraglia,  nel libro-intervista “Con la Costituzione nel cuore”, alla domanda su come si possa essere oggi speranzosi di miglioramenti usava rispondere: «Lo eravamo dopo la fine della guerra quando vi era tutto da ricostruire. Perché non dovremmo esserlo oggi?».





Sul punto Calamandrei fu lapidario:

“Come gli architetti nel costruire parte di un edificio che dovrà esser compiuto nell’avvenire lasciano nella parete destinata a servire d’appoggio certe pietre sporgenti che essi chiamano ammorsature, cosi è concepibile che nella Costituzione italiana siano inserite, in direzione della federazione non ancor nata, cosiffatte ammorsature giuridiche, che potranno domani servire di raccordo e di collegamento con una più vasta costruzione internazionale: offerte unilaterali che mostreranno fin d’ora la nostra buona volontà, e che, funzionando oggi da invito e da esempio, potranno domani, quando il nostro richiamo sarà compreso, trasformarsi in intese e, via via, in aggregati sempre più solidi e più spaziosi”.

In un’epoca – quella che stiamo vivendo – segnata dalla guerra, dai sovranismi, dalla disunione, dalla disgiunzione, insomma dai putinismi e dai trumpismi, l’idea dell’ammorsatura appare quanto mai attuale. Torniamo al dizionario, ammorsatura: “la fila delle pietre o dei mattoni che si lasciano sporgenti dai lati di un muro per potere eventualmente continuarne la costruzione”. Un concetto che dovrebbe interrogare la politica, in particolare la sinistra, perché parla di e apre al futuro.

Non a caso, solo pochi giorni fa, Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo, ha intitolato il suo intervento al Meeting di Rimini “Nuovi mattoni per l’Europa”, definendo l’Europa “ciò che noi – tutti noi – abbiamo il coraggio di rendere possibile”.  Precisa: “non è definita. Non è completa. Ma il destino di questo progetto unico al mondo dipende da ciascuno di noi”. Ammonisce: “È tempo di smettere di guardare all’Europa così com’è e iniziare a costruire l’Europa che può essere”. Conclude: “È ora il momento di costruire”. Metafore architettoniche di un’apertura al futuro che richiamano fortemente Ventotene e l’auspicio di Calamandrei.


Il futuro usato da Calamandrei, con quell’aria da futuro anteriore (“un edificio che dovrà essere compiuto nell’avvenire”, “quando il nostro richiamo sarà compreso”) non può non richiamare una temporalità non lineare, la Nachträglichkeit freudiana, definibile come “il processo costante attraverso il quale eventi del presente retroagiscono su esperienze del passato e permettono di attribuire nuovi significati sia al presente che al futuro, in modo circolare e ricorsivo”. La traduzione di Nachträglichkeit con ”posteriorità”, sembra bloccare il significato solo su una delle due direzioni temporali presenti nel termine.

(cfr. Emanuele Tarasconi, “Fuori del tempo. Riflessioni sulla temporalità in psicoanalisi”).

 

Infatti, “l’atemporalità che contraddistingue la logica del principio di piacere si oppone alla linearità del tempo unico della realtà fantasmatica dell’Io. In essa la continuità del tempo si fonda su di un senso presente e sulla tensione fra il ricordo del passato come origine e la progettualità del futuro come fine”

Ebbene, oggi, con uno sguardo retroattivo, l’Europa appare come l’aggregato più solido e spazioso.

Non possiamo rinunciarvi per rinchiuderci in spazi nazionali asfittici e pericolanti, in balia di potenze economiche, politiche e militari che vediamo all’opera contro tutti i principi che abbiamo condiviso nella carta del Diritti fondamentali dell’Unione Europea: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia.

Secondo la giuslavorista Alice Stevanato, Piero Calamandrei riuscì a cogliere, con una metafora architettonica alquanto singolare, questa tensione espansiva del testo costituzionale e, soprattutto, l’«ineludibilità storica dell’espansione dell’associazionismo internazionale» che, già alla fine degli anni ’40, era percepita come una scelta non più ritrattabile; il padre costituente, infatti, parlò di «ammorsature giuridiche» per indicare quelle disposizioni che, in un futuro, non ancora immaginabile o comunque non pienamente configurabile negli anni in cui operò la Costituente, sarebbero potute «servire di raccordo e di collegamento con una più vasta costruzione internazionale».

E prosegue: Questa visione sovrannazionale e comunitaria (e poi europea) del patto costituzionale rappresenta un’importante eredità per gli operatori giuridici e la classe politica di oggi; avendo a mente il formidabile percorso di integrazione europeo compiuto dal nostro paese, quelle ammorsature giuridiche, di cui parlava Calamandrei, sembrano aver raggiunto lo scopo prefissato.

(Alice Stevanato, Qualche considerazione sul contenuto materiale del limite della forma repubblicana alla luce di due recenti proposte di legge costituzionale di modifica dell’art. 117. in “Il Piemonte delle Autonomie”, Rivista quadrimestrale di scienze dell'Amministrazione, Anno VI, Numero 1 - 2019 Ginevra, sullo status di rifugiato del 1951).


Succede però che l’ex premier Conte, quello tanto perbene ma un po’ cacasotto, nonostante l’infarinatura di cultura giuridica, ha poi rilanciato la sua richiesta su uno stop alle armi per Kiev: “Non credo che il governo italiano, dopo tre invii di forniture, si debba distinguere per continuare a riarmare l’Ucraina. Ci dicono gli esperti che l’Ucraina in questo momento è uno dei paesi più armati al mondo“. Non a caso qualcuno usa definire “pacifinti” i Cinquestelle.

Non che da ciò che resta del M5S ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Miopia e cinismo li hanno nei cromosomi. “Né destra, né sinistra”, con quell’antico assunto di base hanno sempre camuffato opportunismo e qualunquismo di fondo, autoeleggendosi a movimento post-ideologico e transpolitico.

Nel 1990 Pascal Bruckner, parigino (già collaboratore di Frankfurter Zeitung e del Corriere della Sera, autore di “Luna di fiele”, da cui è stato tratto l’omonimo film di Roman Polanski) pubblica il saggio  “La mélancolie démocratique”, tradotto in italiano nel 1994 e pubblicato per un piccolo editore calabrese, Monteleone, in una collana diretta da Vito Teti, antropologo dell’Unical (oggi famoso per il concetto di “restanza”. Saremo un po’ fissati, ma sembra un concetto vicino a quello di ammorsatura, se, come scrive Teti, “restanza significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente”). Bruckner afferma che “Destra e sinistra sono solo case in rovina, ninnoli polverosi ai quali dobbiamo ancora, a titolo provvisorio, chiedere qualche favore, aspettando altre differenziazioni, per ora invisibili e che forse non ci saranno mai, lasciandoci nella confusione di un’interminabile agonia”.

Quella “post-ideologica” del né di destra né di sinistra è una storia antica, molto conosciuta in Francia dove i testi di Alain (Emile Auguste Chartier) per fortuna sono molto frequentati: «Quand on me demande si la division entre partis de droite et de gauche, entre gens de gauche ou de droite, a encore une quelconque signification, la première chose qui me vient à l’esprit est que quiconque pose la question n’est certainement pas de la gauche».

Quello di Alain è una sorta di esercizio del pensiero, un modo per addestrare il pensiero e infine esercitare il dubbio. Tutti ingredienti sconosciuti alla destra ultra-reazionaria e purtroppo anche al M5S. Una filosofia che per sua natura è pratica, con la quale Alain, a partire dagli anni ‘20, istituì il genere letterario dei "Propos”.

Figuriamoci poi un’idea così nobile e proiettata nel futuro: inevitabile che la fascistella della Meloni, donna di così scarsa cultura, imbevuta di Fronte della Gioventù, Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, non ne avrebbe capito il senso.



 https://it.wikipedia.org/wiki/Pietra_d%27inciampo


Tornando alla Stevanato: Il principio internazionale potrebbe essere considerato un principio supremo, tale da resistere al procedimento di revisione costituzionale. L’intangibilità della vocazione internazionale si può accertare, non solo dalla collocazione degli artt. 10 e 11 Cost. nella prima parte della Costituzione, ma dalla constatazione che il principio in esame è visceralmente collegato a la Repubblica, che non può (o sicuramente non può più) essere considerata una Repubblica democratica solo intra moenia, ma anche europea; peraltro, le scelte compiute dall’Italia, dal Trattato di Roma del 1957 in avanti, potrebbero confermare che il diritto costituzionale italiano non può considerarsi avulso dal processo di integrazione europeo. Uno dei risultati di questo lungo e complesso cammino è stato la creazione di un sistema parlamentare euro-nazionale, nel quale il Governo italiano opera contemporaneamente in due diversi contesti istituzionali (quello nazionale e quello europeo); ciò non descrive solamente dall’esterno la nostra forma di governo (e quindi la forma di Stato), ma la alimenta, la integra, diventandone, così, un suo aspetto costitutivo.

Un ponte tra due diversi contesti istituzionali. Viene in mente che un ponte “democratico” sullo stretto, (mica quello di Salvini e Meloni) dovrebbe rappresentare un trionfo di “ammorsature”: un tentativo di colmare i vuoti politico-istituzionali che caratterizzano il Mezzogiorno. Figuriamoci se pensato senza tener nella dovuta considerazione il rischio sismico e idrogeologico!

Ammorsare, ammortare. Curioso e/o significativo: un lacaniano ne noterebbe la sovradeterminazione della catena significante che si allunga sul cognome “Mortati”. Il Nostro Costantino Mortati, altro grande costituzionalista, nativo di S. Demetrio Corone, un piccolo paese di cultura Arbresh a pochissimi morsi, insomma metri, dalla città capoluogo: Cosenza. La città di Bernardino Telesio, Galeazzo di Tarsia, Pasquale Rossi.

Ma in fondo si tratta di semplice retorica dell’edilizia, delle costruzioni. Il termine "ammorsamento" o “ammorsatura” deriva dal verbo "ammorsare", che si forma dal prefisso "ad" con valore aggiuntivo o di direzione unito a "morso". "Morso" dal latino "morsus", participio passato di "mordēre”. In sintesi, l'etimo di "ammorsamento" riflette l'idea di "affidare al morso" o "stringere con la morsa", con radici nel latino "mordēre" tramite la forma sostantivata "morso".

Nel contesto tecnico e meccanico, "ammorsare" significa fissare saldamente qualcosa tramite un morso, ossia stringere un pezzo tra le ganasce di una morsa o altro dispositivo di serraggio. "Ammorsamento" indica quindi l'atto o il risultato del fissare qualcosa in una morsa o una presa analoga.


“Ammorsamenti” sono le ipotetigrafie dell’architettura, un passo teorico-pratico più avanti dei concetti di disegno e di layout. Un concetto che abbraccia e rende possibile – prefigurandolo e suggerendolo – ciò che sarà. Anche per questo inscena il futuribile, un’idea di progressività, di progresso.

"Bozzetto rappresentativo" è la traduzione corrente di layout. Trascurando il senso di "disposizione ottimale di macchinari e lavoratori, istruzioni per una data di lavorazione", il layout è lo stadio intermedio tra rough (schizzo) e il progetto esecutivo. Stende, dispiega, dispone, corrisponde all'enunciato di verifica del feedback: "non so se rendo l'idea".





Forse, se non l’abbiamo capito – soprattutto noi cosiddetti di sinistra - è perché in italiano non disponiamo del verbo Aufheben, che concilierebbe l’amorcer e l’amortir: Aufheben ha il duplice significato di «togliere via, eliminare» e di «sollevare, conservare». Con questo termine Hegel esprime il carattere peculiare del processo dialettico, il quale «nega», «supera» un momento, una categoria, ecc., e, al tempo stesso, lo «eleva» e «conserva» in un ulteriore momento, in un’ulteriore categoria, che quindi ne è l’inveramento e il completamento.

La negazione dialettica di un momento ne annulla dunque soltanto l’immediatezza, e in effetti lo riafferma e lo compie in un grado superiore di svolgimento.

Ecco, pensiamo all’Aufhebung come una concettualizzazione estrema dell’ammorsatura.

Oggi non guasterebbe qualcuno che ti aiuti a verificare se il tuo progetto sta in piedi, in tutti i sensi. Abbiamo nostalgia di un realizzatore esperto (in tempi lontani era un Mastro Falegname, non un CAD e tanto meno un DFM - Design for Manufacturing o un prodottino di I.A. che si condanna alla simulazione e in fondo al trash). 



Certo le “ipotetigrafie” si sono molto complicate e raffinate e anche nella progettazione architettonica, come nell'interior design sono possibili livelli di prefigurazione mai visti prima. 

La macchina-cinema ha fatto da apripista delineandone i passi necessari: soggetto, trattamento, sceneggiatura, storyboard, animatic. Ma vuoi mettere imparare facendo, assistito da un regista esperto, da un mastro artigiano? Liberi di preferirgli Geronimo La Russa, i Graviano, Messina Denaro, Gelli, Bagarella, dai rivoltosi dei moti di Reggio Calabria ai Boia Chi Molla in odor di ‘ndrangheta, e altri noti intellettuali, con Giorgia Meloni che grida - tra gli applausi – “Questa non è la mia Europa!” (of course quella di Ventotene).

Per fortuna che si tratta solo di film. Finora senza produttori.

Ma non ditelo a Trump: potrebbe venirgli il chiurito di produrre lui il film con la sceneggiatura di Meloni e  Salvini.

Abbiamo ingenuamente e inutilmente cercato nel dizionario un antonimo di “ammorsatura”. Per trovarlo, bisognerebbe pensare al processo inverso dell'unione perfetta che caratterizza l'ammorsatura. 

Ecco, al posto di destra/sinistra verrebbe da suggerire l’opposizione 

dissaldatura vs ammorsatura. 

Perché quest’ultimo concetto è pieno di Durcharbeiten, di après coup, di temporalità freudiana, quella capace di modificare retrospettivamente la nostra comprensione degli eventi passati. Insomma, piena di complessità.

Massimo Celani & Marina Machì

01/09/2025



 Shivers 

brividi

 



 

Cfr.

MODERNITÀ DI UN CONCETTO ANTICO: NACHTRÄGLICHKEIT1 Eusebio Balocco

  

“Dei forti invochiamo la calma.”

Antonello Sciacchitano

  

L’epoca in cui viviamo è davvero singolare.
Ci rendiamo conto con sorpresa
che il progresso ha stretto alleanza con la barbarie*
 
* Sigmund Freud, (1938), L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi, in O.S.F., Vol. XI (1930-1938),

Bollati Boringhieri, Torino, 1979

 

Alla fine, si condivide il premio Nobel…. É l’idea Bourbaki che ha presieduto alla creazione di Scilicet.

Ora, se c’è una struttura in cui il collettivo ha un senso, è proprio il discorso isterico. Le epidemie isteriche sono infatti dei fenomeni di elaborazione collettiva. E in tutti i fenomeni dove c’è della spontaneità, come nelle attuali manifestazioni studentesche, c’è elaborazione collettiva, di brevi testi, di brevi slogan.

Forse c’è un piccolo comitato da qualche parte che li cesella al millimetro,

come nei salotti secenteschi  delle Preziose, ma è comunque dell’elaborazione collettiva.

Riassumendo: più si coltiva l’isteria di cartello, più l’elaborazione si collettivizza.

Jacques Lacan, Altri scritti, Testi riuniti da Jacques Alain Miller

Edizione a cura di Antonio Di Ciaccia, Piccola biblioteca Einaudi, 2013




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