Giulio Alfredo Maccacaro: medico, biologo, biometrista, epidemiologo.
Quando Giulio Maccacaro morì, nel 1977, avevo 21 anni e non sapevo cosa fosse l'epidemiologia. Era in stampa il fascicolo di "Sapere", a quell'epoca da lui diretto, dedicato all’incidente di Seveso (Sapere, n. 796, 11/1976), e il “collettivo di redazione” continuò per alcuni anni a seguirne la linea, rinunciando a nominare un nuovo direttore. Grazie a quella rivista cominciai a familiarizzare con alcuni autori quali Giorgio Nebbia, Paola Manacorda, Dario Paccino, G.B. Zorzoli, Giancarlo Arnao, Marcello Cini, il giurista Gaetano Pecorella. Altri imparai presto a conoscerli, altri ancora me li ritrovai come docenti all'università (era il caso di Giovanni Jervis e Alberto Olivieri). Molti anni dopo quella bella compagnia di medici e scienziati me li ritrovai in una collana editoriale rigorosamente nera intitolata "Medicina e potere". E quei bei libri finii col regalarli a Renzo, che nel frattempo aveva fondato la sezione calabrese di Medicina democratica - movimento di lotta per la salute. Feci bene, quel tesoro - ora - era in buone mani. Tra le tante cose che non sapevo, e che scopro oggi registrandone l'ironia, c'è che Maccacaro era di Codogno. In zona SARS-CoV-2 .
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Giulio Alfredo Maccacaro (Codogno, 8 gennaio 1924 – Milano, 15 gennaio 1977)
"La verità è che a Codogno, grazie a una straordinaria e anonima dottoressa con qualità cliniche di altissimo livello, l'Italia ha scoperto l'epidemia. Ha avuto il tempo per reagire e può tentare di limitarne le conseguenze".
Cosa è successo a Codogno?
(risponde Stefano Paglia, 49 anni,
primario dei pronto soccorso di Codogno e di Lodi)
"Il cosiddetto "paziente uno" all'inizio aveva i sintomi classici di un'influenza e per due volte ha negato relazioni sospette con la Cina. Non rispondeva alle terapie ed essendo giovane era stato invitato invano a rimanere in ospedale sotto osservazione. Si è ripresentato il 19 notte, la polmonite si era aggravata, nessun farmaco funzionava. Nel primo pomeriggio di giovedì 20, dopo il trasferimento dalla medicina alle terapie intensive, si è accesa la lampadina all'anestesista che ha salvato tutti dalla catastrofe".
Quanto tempo è passato prima che scattassero le misure anti contagio?"La mia collega, forzando il protocollo, ha fatto fare il tampone. Prima ancora di avere conferme, personale e reparti sono stati messi in sicurezza".
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Giulio Alfredo Maccacaro è stato medico, biologo e biometrista, cioè uno scienziato che si è occupato di metodi della statistica applicata alla medicina e alle ricerca delle cause soprattutto ambientali e lavorative delle malattie.
Nasce a Codogno l'8 gennaio 1924, nel 1942 si iscrive all'Università di Pavia e studente, partecipa alla Resistenza nelle forze partigiane dell'Oltrepò pavese, con la brigata Barni; nel 1945 entra al Collegio Ghislieri di Pavia.
Si laurea, nel 1948 a Pavia, in Medicina e Chirurgia e diviene ricercatore nella stessa Università.
Negli anni 1949-50 si trasferisce presso l'Università di Cambridge, nel 1951 ritorna in Italia come assistente presso l'Istituto di Igiene Università di Pavia e all'Istituto di Patologia generale Università degli studi di Milano.
Dal 1954 al 1963 è ricercatore presso l'istituto di Microbiologia, Facoltà di Medicina dell'università di Milano. Nel 1959 lavora come ricercatore presso il Department of Chemistry del Chelsea College of Science and Tecnology di Londra, come relatore del corso "Storage and transfer of information in bacteria" e l'anno successivo alla Microbial Genetics Research Unit del Medical Research Council di Londra.
Negli anni 1961-1962 è relatore del corso "Anatomy and function in microorganism" della Gordon Conference di Meridien, Stati Uniti e docente ricercatore presso l'Università degli studi di Modena; consegue libera docenza in Statistica Sanitaria e Microbiologia.
Nel 1964-65 a seguito di concorso è professore di Microbiologia presso la Facoltà di Scienze dell'Università degli studi di Sassari e nel 1966 è vincitore di un secondo concorso e viene chiamato a Milano alla Cattedra di Statistica Medica e Biometria della Facoltà di Medicina e Chirurgia. In ultimo, è nominato direttore dell'istituto e del Centro Zambon per le applicazioni biomediche del calcolo elettronico, da lui voluti. I suoi interessi principali riguardarono:
* La statistica sanitaria e le ricerche di statistica clinica. con contributi alla biometria, studio delle diagnosi automatiche, organizzazione e recupero dei dati clinici. Disegni ed analisi delle sperimentazioni con i farmaci; controlli di qualità dei dati clinici di laboratorio e programmazione degli screenigs multifasici di massa orientati alla medicina preventiva.
* Biometria tassonomica
* Biometria farmacologica
* Biometria genetica
* Microbiologia, nelle sue implicazioni sanitarie e preventive.
Nasce a Codogno l'8 gennaio 1924, nel 1942 si iscrive all'Università di Pavia e studente, partecipa alla Resistenza nelle forze partigiane dell'Oltrepò pavese, con la brigata Barni; nel 1945 entra al Collegio Ghislieri di Pavia.
Si laurea, nel 1948 a Pavia, in Medicina e Chirurgia e diviene ricercatore nella stessa Università.
Negli anni 1949-50 si trasferisce presso l'Università di Cambridge, nel 1951 ritorna in Italia come assistente presso l'Istituto di Igiene Università di Pavia e all'Istituto di Patologia generale Università degli studi di Milano.
Dal 1954 al 1963 è ricercatore presso l'istituto di Microbiologia, Facoltà di Medicina dell'università di Milano. Nel 1959 lavora come ricercatore presso il Department of Chemistry del Chelsea College of Science and Tecnology di Londra, come relatore del corso "Storage and transfer of information in bacteria" e l'anno successivo alla Microbial Genetics Research Unit del Medical Research Council di Londra.
Negli anni 1961-1962 è relatore del corso "Anatomy and function in microorganism" della Gordon Conference di Meridien, Stati Uniti e docente ricercatore presso l'Università degli studi di Modena; consegue libera docenza in Statistica Sanitaria e Microbiologia.
Nel 1964-65 a seguito di concorso è professore di Microbiologia presso la Facoltà di Scienze dell'Università degli studi di Sassari e nel 1966 è vincitore di un secondo concorso e viene chiamato a Milano alla Cattedra di Statistica Medica e Biometria della Facoltà di Medicina e Chirurgia. In ultimo, è nominato direttore dell'istituto e del Centro Zambon per le applicazioni biomediche del calcolo elettronico, da lui voluti. I suoi interessi principali riguardarono:
* La statistica sanitaria e le ricerche di statistica clinica. con contributi alla biometria, studio delle diagnosi automatiche, organizzazione e recupero dei dati clinici. Disegni ed analisi delle sperimentazioni con i farmaci; controlli di qualità dei dati clinici di laboratorio e programmazione degli screenigs multifasici di massa orientati alla medicina preventiva.
* Biometria tassonomica
* Biometria farmacologica
* Biometria genetica
* Microbiologia, nelle sue implicazioni sanitarie e preventive.
G.A.Maccacaro fu uno scienziato che visse in modo completo la sua professione di studioso e ricercatore e il suo impegno sociale. Fu sempre dalla parte dei lavoratori e degli studenti ai quali profuse tempo ed energie; visse in modo onesto la sua professione di docente, senza ottenerne facili privilegi. (Sapere 1976, 1977)
Diresse le collane:
* Salute e società Etas/Kompass (1970)
* Medicina e potere (13 volumi) Feltrinelli (1973)
* Salute e società Etas/Kompass (1970)
* Medicina e potere (13 volumi) Feltrinelli (1973)
Diresse la rivista:
* Sapere (1974) (nuova serie, con Giovanni Cesareo)
* Sapere (1974) (nuova serie, con Giovanni Cesareo)
Fondò la rivista:
* Epidemiologia e prevenzione (1976) della quale fu anche direttore.
* Epidemiologia e prevenzione (1976) della quale fu anche direttore.
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Discorso pronunciato il 2 febbraio 1975 presso la Fondazione Limberti, in Codogno, durante la cerimonia per la consegna del premio “Codognese benemerito”, Codogno 1977 (ed. f.c. a cura della Associazione Pro Loco Codogno); rist. in Per una medicina..., op. cit., pp. 483-491.
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Giorgio Bert, Giulio Maccacaro e la scommessa sul cambiamento
Una grande figura del territorio lodigiano
l'appello di Viviana Stroher
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in questo stesso blog, Cfr. Una pandemia del 1964
(il dibattito parlamentare ai tempi di Giacomo Mancini Ministro della Sanità)
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